La sofferenza di chi fugge

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A tutti è capitato di vivere o assistere a delle vicende particolarmente difficili da sostenere.

Alcune volte, dopo tanti anni, ci capita di ripensare a questi avvenimenti quasi come se volessimo trovarci un senso, forse per raggiungere una maggiore serenità. Se siamo fortunati, se siamo capaci di trovare questo senso, riusciamo ad ottenere delle risposte o addirittura delle soluzioni ai problemi che ci hanno fatto soffrire.

Purtroppo però, pur conoscendo queste soluzioni, continuiamo a far finta di nulla; anziché usare le nostre energie per affrontare le paure che ci sottomettono, preferiamo usarle per evitare la sofferenza.

La maggioranza di noi sa che in questo mondo la sofferenza è inevitabile ma, pur sapendolo, continuiamo a scappare di fronte ad essa.

Spesso la gente si nasconde in falsi rifugi pensando di non soffrire, isolandosi dalla realtà, purtroppo senza buoni risultati.

So che nessuno è perfetto, anche io infatti faccio questo errore, ma è importantissimo arrivare a capire profondamente il perché preferiamo soffrire in un falso rifugio anziché uscire fuori ed affrontare le nostre paure.

La spiegazione a tutto ciò si può intuire con questa metafora: se fuori fa freddo ed esci senza cappotto puoi morire assiderato; allo stesso modo una persona che ha un problema rischierebbe di farsi seriamente del male se cercasse di risolverlo senza averne i mezzi.

È normale che, non avendo i mezzi per mettere in pratica una soluzione, siamo costretti a subire il problema.

Quando bisogna aggiustare qualcosa che si è rotto, quando dobbiamo applicare una soluzione, ci tocca inevitabilmente uno sforzo. Questo sforzo ha sempre come prezzo un sacrificio, il quale spesso si traduce in una sofferenza. Pur affrontando le nostre paure, soffriamo lo stesso.

Soffrire è quindi inevitabile e in fondo sappiamo bene che, fuggendo, le sofferenze ci rincorreranno per tutta la vita.
Perché allora non ci impegniamo a trovare i mezzi per risolvere i nostri problemi? Perché non proviamo ad accettare che ogni giorno della nostra vita è esso stesso un periodo di probabile sofferenza?

Le sofferenze di tutti i giorni fanno da scuola, ci mettono a contatto con la realtà e nella vita più si soffre e più si comprende il significato di ciò che ci circonda e fa parte di noi: un orfano sa bene cosa vuol dire non avere il padre rispetto a uno che lo ha sempre avuto, un uomo vissuto in tempi di guerra conosce bene il valore della pace.

Vivere per non soffrire equivale a non vivere, ad indebolirci sempre di più, ad odiare la vita, ad essere arrabbiati con il mondo, a soffrire ancora di più. Ne vale la pena?

Nonostante la sofferenza sia inevitabile, affrontarla tutti i giorni è l'unico modo per far in modo che un'altra cosa diventi inevitabile: la felicità.

Quando anche le piccole gioie della vita diventano un modo per evitare di soffrire, l'esistenza perde di valore. Invece, quando vinciamo le nostre sofferenze, la nostra autostima riprende vigore, diventiamo consapevoli della nostra forza e cominciamo ad assaporare la bellezza della vita; ci rendiamo conto che abbiamo le capacità per realizzare quello che vogliamo.
Conquistiamo i mezzi per affrontare le nostre paure, troviamo le soluzioni ai nostri problemi, in questo modo potremo sconfiggere le sofferenze e ottenere tanta felicità per noi stessi e per tutti quelli che amiamo.

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