Il momento giusto per scegliere un leader

 Versione 1.0  ?


Sempre più spesso, credo dall'alba dei tempi, esistono organizzazioni o gruppi sociali che funzionano male soprattutto perché non hanno una buona guida.

Da tanti anni, soprattutto in Italia, possiamo ammirare la disfatta di istituzioni e grandi compagnie per colpa delle inefficienze dell'organizzazione del personale.

Oggi mi piacerebbe partire da un aforisma che direi geniale:
"In ogni gerarchia, un dipendente tende a salire fino al proprio massimo livello di incompetenza"
Principio di incompetenza, Laurence Peter


L'aforisma si può spiegare così:
  • quando una persona è bravissima a fare qualcosa, normalmente, viene promossa ad un livello di responsabilità maggiore;
  • se in una organizzazione un persona viene fatta salire di livello ogni volta che svolge bene la sua mansione, alla fine si arriverà ad un punto in cui sarà incompetente nel suo lavoro;
  • se questa persona non retrocederà nella sua posizione precedente, ecco che avremo un'efficienza che inciderà nell'intera azienda o impresa.
Possiamo giungere alla conclusione che:
Un leader non è semplicemente una persona brava in una mansione, ma è colui che ha le qualità per farsi seguire verso un obiettivo da realizzare
Ma chi è il "buon leader"?

Due studiosi, Hogan e Kaiser, hanno elencato, con le giuste motivazioni ovviamente, le qualità che dovrebbe avere un buon capo:
  • risolutezza: la capacità di prendere decisioni nei tempi adeguati, con consapevolezza e responsabilità;
  • competenza: conoscere il lavoro di chi dirige, saper comunicare e motivare, per essere una risorsa pronta a risolvere ogni incertezza e criticità;
  • integrità: essere coerente con quello che dice e degno della fiducia dei dipendenti sotto di lui;
  • lungimiranza: essere capace di prevedere ciò che potrebbe accadere e di adeguarvi con saggezza il percorso che porta all'obiettivo da realizzare;
  • modestia: essere sempre pronto a raccogliere gli insegnamenti degli altri, perché c'è sempre da imparare, anche dall'ultimo dei dipendenti.
  • tenacia: essere costante nel suo lavoro e nel motivare gli altri in ogni caso, sia nelle situazioni critiche che in quelle troppo semplici da risolvere.
Avete appena letto una lista di competenze orizzontali, valide in ogni settore lavorativo, ma qualcuno di voi si sarà accorto che le informazioni non sono abbastanza.

Ad esempio, quale è il momento giusto per far avanzare di grado un dipendente che si è fatto notare positivamente? E, soprattutto, come si fa a capire se è il caso di promuoverlo oppure no?

Dalla mia esperienza di apprendista, nella vendita e nelle installazioni edili, ho avuto tanti maestri, bravi e meno bravi.

E, fortunatamente ho avuto anche la grande opportunità di veder la crescita e la promozione di persone che lavoravano con me, e salire di livello, con buoni o cattivi risultati.

Posso dire con buona percentuale di certezza che, se fossi un datore di lavoro, sceglierei i miei capi utilizzando questo principio:
Se sei capace di far salire gli altri al tuo livello di bravura, o addirittura di farti superare, allora sei pronto per salire ad un livello di responsabilità più alto.
Non il più bravo, non chi ha superato il capo, ma colui che è stato capace di far dare agli altri il meglio di sé.

Questo è per me un buon leader, colui che si fa seguire spontaneamente dai lavoratori verso la loro crescita professionale, verso la loro soddisfazione personale, che coinciderà con gli obiettivi aziendali da raggiungere.

Papa Francesco una volta disse: "Il vero potere è servire gli ultimi e custodire il creato". Per il leader questo lo tradurrei in:
La vera leadership è essere utile ai dipendenti, illuminare il loro cammino e aiutarli nei momenti di difficoltà, per proteggerli e farli crescere nell'interesse dell'azienda
Non sono un esperto di risorse umane, ma spero di aver regalato buoni spunti di riflessione agli addetti ai lavori.

Quando avrò un azienda tutta mia, vi farò sapere se queste mie convinzioni saranno utili.

Alla prossima.

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