Quando la ricerca della felicità ci toglie la libertà di essere se stessi?

  Versione 1.0   ?
Man mano che conosco gente mi rendo conto che più si va avanti con le generazioni e più è difficile avere una buona autostima. Ho potuto notare che la generazione dei 30enni, la mia, ha mediamente più fiducia in sé dei 20enni, e meno della generazione dei miei genitori, soprattutto nei rapporti umani.

I tempi sono cambiati, prima si avevano meno cose e si tendeva a trovare la felicità con ciò che non era materiale; non parlo di religione, valori o altre cose astratte, ma piuttosto parlo di capacità, abilità o qualsiasi altra cosa che aumenti il valore che diamo alla nostra persona.

Oggi, nonostante molti di noi siamo coscienti di ciò che accade, ci ostiniamo a cercare la felicità in cose che non ci soddisfaranno mai veramente, finendo per essere ancora più infelici.

E quando siamo infelici, spesso diamo la colpa a noi stessi (stupidamente direi). Fin quando non abbiamo la precisa volontà di essere infelici, se non conosciamo gli strumenti per essere felici, noi non possiamo definirci colpevoli, ma piuttosto responsabili della nostra condizione.

Eppure ci sentiamo in colpa lo stesso e, accusandoci dell'incapacità di essere felici, diamo poco valore alla nostra persona. Con il tempo la nostra autostima si abbassa, stiamo ancora peggio, e come un assetato nel deserto cerchiamo di essere felici con ciò che non ci soddisferà mai.

Questa che ho descritto è proprio la situazione in cui  la ricerca della felicità ci toglie la libertà di essere noi stessi.

Vi faccio un esempio pratico, per capirci meglio, con ciò che molti amano demonizzare: i soldi.

Io sono convinto che la ricchezza economica non dia la felicità, però tanti dicono che i soldi aiutino a vivere. Io insisto dicendo che non sono i soldi che ci aiutino a vivere e vi spiego il perché.

Vivere per aumentare le nostre ricchezze non serve a nulla, soprattutto perché non ce le godiamo. E pur avendo una disponibilità economica illimitata, vivere per spendere le proprie ricchezze sarebbe una scelta molto sbagliata, perché con il tempo ciò che si ottiene con facilità perde di valore.

Voi potrete dire che sono contro il dio denaro, che sono uno di quelli a favore della povertà. Io credo solo che  i soldi non possono mai essere importanti come la capacità di fare i soldi.

La capacità di fare soldi è un qualcosa di immateriale, ti dà coraggio quando perdi tutto quello che hai, e ti fa vivere meglio indipendentemente dal proprio status economico. Essere volutamente poveri con la capacità di fare soldi è molto diverso che essere ricchi senza essere responsabili delle ricchezze guadagnate. La dimostrazione è il proprietario dell'Ikea, un miliardario che vive come un contadino.

Con i vestiti, o l'aspetto fisico in generale, è la stessa cosa. Non conta quante scarpe o vestiti hai, ma conta la capacità di vestirti bene. E potrei fare altre centinaia di esempi.

Morale della favola? Cercare la felicità in ciò che non è materiale non è roba da monaci illuminati o una stupidaggine ipocrita che ci imbocca la Chiesa, è una scelta intelligente per essere davvero felici.
Oggi ci concentriamo troppo su ciò che possiamo vedere e toccare con mano, quando invece dovremmo puntare ad apprendere o migliorare capacità e abilità.
Se avere la capacità di fare soldi può farci felici, provate a pensare cosa accadrebbe se un giorno riuscissimo ad apprendere la capacità di essere felici, di amare, o di migliorare ciò che ci circonda.

Non credo che sarebbe così male. Alla prossima...

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