L'innocenza del sapere
Versione 1.1 ?
Nella mia breve
esistenza ho potuto osservare alcuni comportamenti umani che difficilmente sono riuscito a tollerare, in particolare il
nascondere le conoscenze agli altri per evitare che ci facciano
del male.
Ci tengo a precisare che
non parlo del caso in cui si forniscono delle conoscenze a persone che
hanno obbiettivi malvagi ma, piuttosto, mi riferisco a quella tipica
avarizia cognitiva di chi vuole tenere per se stesso ogni
conoscenza acquisita.
Ovviamente non sono tutti
così ma oggi, con i problemi legati alla disoccupazione e alla
crisi economica, sempre più persone si guardano bene dal
condividere con gli altri la propria conoscenza.
Inoltre c'è anche un
problema di scarsa autostima. Far sapere agli altri che ne sappiamo più
di loro, senza l'obiettivo di condividere e di aiutare, è spesso un
modo che usiamo per gonfiare il nostro ego, rischiando di cadere nella superbia e nella saccenza.
E, come se non bastasse, tutto questa avarizia influisce anche sulla qualità dell'informazione a grande
diffusione: tutti possiamo facilmente sapere 'cosa è
successo', 'chi ha fatto cosa', 'quale cosa è stata
usata per', ma è sempre più complicato (e costoso) reperire
informazioni sul 'come si fa qualcosa', su 'cosa può
succedere se facciamo una scelta anziché un'altra', su 'perché dovremmo agire in un determinato modo'.
Nella maggioranza dei casi
chi condivide una conoscenza vuole quindi ottenere qualcosa in
cambio, vuole essere pagato, vuole che guardi uno spot pubblicitario, vuole nutrire la sua autostima.
Cerchiamo di capirci bene,
non è che sia un male ottenere vantaggi mediante le proprie
conoscenze, ma acquisire conoscenze con il solo scopo di ottenere
vantaggi personali corrompe la nostra moralità, danneggia la nostra
filosofia di vita.
Una acquisizione egoistica
della conoscenza ci fa tendere automaticamente a colpevolizzare
chi sa qualcosa che gli altri non sanno, perché siamo portati a
vedere gli altri come noi stessi, ossia come persone egoiste.
La paura di essere danneggiati ci porta a vedere la conoscenza degli altri come una colpa.
Ad esempio, quando lavoravo nella vendita, potevo provare questo pregiudizio sulla mia pelle; io avevo il potere di raccontare bugie che potevano far danni, potevo ingannare tante persone, potevo far fare ai clienti delle spese che non erano per nulla necessarie alla loro vita.
Ma solo perché avrei potuto,
non avrebbe voluto dire che l'avrei fatto, ne avrebbe voluto dire che avrei potuto farlo in futuro.
Nonostante tutto, per il solo fatto che ero un venditore, molta
gente si teneva alla larga da me, per paura di essere ingannata o
truffata.
Come è possibile sentirsi colpevoli per la sola capacità di sapere, o saper fare, qualcosa?
Chi sa sparare non è per forza un assassino, chi sa sintetizzare un veleno non necessariamente avvelenerà le persone.
Chi sa sparare non è per forza un assassino, chi sa sintetizzare un veleno non necessariamente avvelenerà le persone.
Dobbiamo ritrovare l'innocenza del sapere
Proviamo a ragionare sul
significato della conoscenza e dell'innocenza:
La conoscenza è sapienza, è sinonimo di saggezza, è la capacità di discernere il bene dal male in ogni campo.
L'innocenza è la qualità dell'innocente, ossia di colui che non(in-) nuoce(-nocente).
Ritrovare l'innocenza del
sapere significa proprio riscoprire la vera natura della
conoscenza, la quale non nuoce davvero a nessuno. Anche chi è egoista
non acquisisce sicuramente conoscenza per fare del male agli altri,
ma lo fa per ottenere il bene per se stesso. Il male verso gli altri
è solo il riflesso dell'egoismo dell'uomo.
La colpevolezza non va riferita al contenuto della conoscenza, ma all'uso che se ne fa.
La vera natura della
conoscenza innocente è rappresentata meglio dal bambino, che è proprio
l'emblema dell'innocenza. Un bambino nei suoi primi anni di vita non
impara con obiettivi buoni o cattivi, impara e basta, senza alcun
fine. Solo successivamente può indirizzare il suo apprendimento
verso una pianificazione futura.
Fin quando legheremo la
conoscenza alla convenienza, ad imparare solo ciò che ci serve per
ottenere vantaggi, non riusciremo mai ad accettare pienamente una
conoscenza condivisa, danneggiando anche le relazioni con gli altri.
Non saremo liberi di fare
domande agli altri, per paura di essere giudicati impiccioni. Non
saremo liberi di conoscere ciò che più ci sta a cuore, per paura di
perdere tempo in cose inutili.
Noi siamo portati
a vedere gli altri nella stessa misura in cui noi vediamo noi stessi;
ecco perché un acquisizione egoistica della conoscenza ci porterà a
vedere le persone sapienti come esseri pericolosi.
Inoltre, la
conoscenza trae grossi benefici dalla condivisione;
al contrario, chi non condivide ciò che sa, tende al disinteressamento e al menefreghismo; e una società fatta da persone disinteressate non è mai positiva.
Basta vedere il
rapporto degli italiani con la politica: tutti pronti a giudicare il
grande potere dei politici, senza però mai entrare nel merito delle
loro decisioni, di approfondire le motivazioni e i possibili
sviluppi: “tanto
che me ne frega , sono tutti ladri”.
Per riscoprire l'innocenza
del sapere, dobbiamo assolutamente tornare ad ascoltare noi
stessi, ritrovare l'innocente bambino che c'è in noi.
Dobbiamo diventare come
una spugna; assorbiamo tutte le conoscenze che incontriamo nella
nostra vita e poi, grazie alla nostra intelligenza umana, usiamole per indirizzarle verso il bene comune.
Ciò che è positivo per tutti è positivo anche per noi stessi. Ciò che è positivo solo per noi stessi, sicuramente farà del male a qualcun altro.
Credo sia utile ricordarvi (non è la prima volta che lo faccio) di non cadere nella trappola della perfezione: siamo umani, non
possiamo fare qualcosa PER TUTTI, ma sicuramente possiamo puntare ad
avvicinarci a questo obiettivo.
Quando abbiamo a cuore il
destino di tutti, accresciamo la nostra capacità di discernere il
bene dal male, diventiamo persone sagge. In questo caso la conoscenza
non è mai un senso di colpa, perché sappiamo che ogni nozione acquisita la useremo per far star bene gli altri.
Nessuno è solo in questo
mondo, siamo membri della civiltà umana perciò, se sta bene chi è
intorno a noi, stiamo bene anche noi stessi.
Condividete con gli altri
le cose che sapete, otterrete molto di più di quello che immaginate:
- insegnando, migliorerete la vostra conoscenza;
- condividendo, completerete ciò che sapete;
- confrontandovi, accrescerete a vicenda il vostro sapere.
Nella condivisione della conoscenza 1+1=3
Questo
ovviamente non farà sparire il male del mondo: ci sarà sempre
qualcuno che userà la conoscenza per se stesso, danneggiando gli
altri. Ma quando la maggioranza dei membri di un popolo ha tante
conoscenze condivise, per ogni danno c'è sempre una soluzione
pronta.
Per
capirci meglio provate a pensare alla conoscenza come alla ricchezza
economica:
- quando in una città tutti stanno bene economicamente: se il cittadino più ricco crea problemi ai suoi abitanti, il resto dei cittadini troverà facilmente una soluzione;
- se invece la media dei cittadini è povera, i danni di un ricco cittadino egoista saranno molto più difficili da riparare.
A
questo punto dovreste comprendere a pieno l'innocenza del sapere:
Quando tutti hanno la conoscenza a disposizione, non si ha nulla da temere.
Perciò, condividete, condividete,
CONDIVIDETE.
Alla prossima.
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