Natale 2011: l'ultimo dell'umanità
Tra poco sarà il 24 Dicembre 2011, la vigilia di natale.
Probabilmente sarà l'ultimo Natale della nostra vita, vista la profezia dei Maya! Ah, ah ah...
Dal 1999 non so quante volte è stata annunciata la fine del mondo e, proprio questa mattina, mi chiedevo: ma se questo Natale fosse davvero l'ultimo? Come mi comporterei?
Probabilmente, anzi sicuramente, uno scettico come me continuerebbe a fare finta di nulla e vivrebbe come se nulla fosse. Ma se, per assurdo, si sapesse per certo che l'anno prossimo arriverà un meteorite di dimensioni eccezionali che oscurerà l'atmosfera terrestre per 100 anni, che fareste?
Beh, a questo punto penso che avrei paura, non tanto per il meteorite ma per il panico che caratterizzerebbe in negativo tutto il 2012.
Probabilmente tutti i ricchi del pianeta, all'apice dell'egoismo guidato dalla paura, utilizzerebbero le loro risorse, inutilmente, per costruire degli edifici capaci di sopravvivere anche dopo il meteorite. Forse i poveri del pianeta ammazzerebbero questi ricchi per prendere con la forza le loro risorse, forse i ricchi arruolerebbero un esercito personale per difendersi, ecc. Grandi mali segnerebbero l'ultimo anno della civiltà umana.
Sono così tante le conseguenze negative che potrebbero esserci, che alla fine il meteorite del 2012 risulterebbe come il colpo fatale che si usa per sopprimere un animale sofferente.
Da questi pensieri è arrivata la riflessione che oggi ispirerà questo intervento: ma perché si dice che per essere più buoni bisognerebbe vivere come se i nostri giorni fossero gli ultimi?!
Non è una cosa così logica! Una persona che sa che tra una settimana morirà sarà più buona solo se ha una speranza: dopo la morte potrà andare in paradiso, oppure se è atea può pensare che almeno chi rimane avrà qualcosa di positivo da parte sua.
Ma se non si hanno speranze, se si pensa che il mondo farà sempre schifo in ogni caso, se per assurdo dopo il 12 dicembre 2012 morissero tutti, come si potrebbe mai essere positivi? Una persona disperata, quindi, anche negli ultimi giorni di vita continuerebbe a comportarsi male, cadendo in un vortice di egoismi senza curarsi di ciò che la circonda, cercando di arraffare il più possibile tutto quello che può: “tanto tra poco finirà tutto!” penserà.
Quando la paura ci sottomette, gli esseri umani diventano delle persone orribili capaci di distruggere tutto e tutti. Quando abbiamo paura la minaccia più grande siamo noi stessi e non ciò che temiamo.
Ma allora, vista la ”imminente” fine dell'umanità, perché dovremmo essere più buoni e soprattutto perché proprio a Natale?
Conosco un milione di motivi per non essere cattivi, eppure ho un enorme difficoltà a dirvi perché essere più buoni, soprattutto con una prospettiva così negativa come la fine del mondo.
Un commerciale esperto di vendite e promozioni presenterebbe “i 4 motivi per cui essere più buoni”, anche se in realtà non sono 4, come se questi 4 punti fossero attestati e riconosciuti degli esperti del settore:
- Dare a tutti una possibilità. Regalare a chi sta peggio di noi, almeno una volta nella vita, un Natale felice.
- Non dobbiamo fare grosse rinunce. Dato che sarà morte certa per tutti, dare qualcosa di nostro a chi ne ha bisogno non sarà un sacrificio così grande;
- Preservare l'ultimo anno di vita. Amando di più gli altri automaticamente aumentiamo le possibilità che gli altri restituiscano amore, limitando così l'egoismo generato dalla paura della fine del mondo.
- Essere soddisfatti di se stessi. Usando il nostro ultimo anno di vita per gli altri, moriremmo con meno sensi di colpa per aver causato del male.
Ovviamente però non si può ridurre tutto ad una promozione commerciale, anche perché nessuno può garantire matematicamente la convenienza di un comportamento altruista.
L'inclinazione al bene, l'altruismo, l'amare, è qualcosa che ha motivazioni profonde che scaturiscono nella nostra anima. Probabilmente c'è anche una sostanziale componente inconscia che nessuno mai potrà spiegarci, ma al massimo potrà essere trasmessa da chi ci dà il buon esempio.
L'unico motivo per cui dovremmo essere più buoni sarà perché dentro sentiamo che questa cosa può far star bene ciò che amiamo. Capirete quindi che una persona che non ama nulla, avrà ben pochi motivi per essere più buona a Natale, indipendentemente dalla fine del mondo.
Per essere buoni a Natale non c'è una guida precisa da seguire: basta fare qualsiasi cosa che possa portare felicità alle persone che amiamo. Ovviamente saprete meglio di me che non bisogna per forza fare qualcosa di materiale: si può regalare il nostro tempo, la nostra attenzione, il nostro impegno, ecc...
AIUTARE nostra madre per mezz'oretta mentre cucina qualcosa, o fargli qualche faccenda, può essere un modo per manifestare affetto. INSEGNARE qualcosa a qualcuno che vuole imparare, come un lavoro ad esempio, può essere un regalo immenso. GUIDARE una persona che si è persa, che ha dei dubbi esistenziali, che non ha nessuno a cui rivolgersi, è un enorme atto d'amore.
Dovremmo anche dedicarci a chi non amiamo, a chi non conosciamo, ai nostri nemici, ma non è una cosa che si può fare senza cognizione di causa:
- solo chi ha un grande amore per tutta la famiglia, e ne apprezza il valore, può amare un parente che invece lo odia;
- solo chi ha un grande amore per la propria città o quartiere, può amare un concittadino con cui non corre buon sangue;
- allo stesso modo, solo chi prova un grande amore per l'umanità, che capisce che possiamo stare bene solo se stanno bene tutti, può amare qualsiasi nemico, razza o rappresentanza sociale avversa.
Per questo vi dico: siate buoni coerentemente con la quantità di amore che riuscite a dare naturalmente.
La bontà senza consapevolezza è buonismo. Il buonismo non è positivo, perché ci porta all'ipocrisia, ci porta ad andare contro noi stessi, a reprimere inutilmente il male che c'è in noi, fino a farlo esplodere con tanti danni per gli altri, pentimenti e sensi di colpa per noi.
Non si può fare del bene improvvisando, ogni situazione ha un modo di agire ben preciso:
- AIUTARE qualcuno significa prima di tutto aiutare qualcuno che vuole essere aiutato, e aiutarlo a fare quello che lui desidera (ovviamente se siamo d'accordo) e non quello che desideriamo noi.
- INSEGNARE qualcosa a qualcuno che vuole imparare significa trasmettergli delle abilità che lo aiutino a realizzare quello che lui vuole, e non quello che vorremmo noi.
- GUIDARE una persona senza guida, e che ne vorrebbe una, significa mostrargli una via che può renderla felice, che può scegliere liberamente, indipendentemente da quello che noi vorremmo.
Avrete capito anche voi quindi che il modo migliore per essere buoni è agire in base alle esigenze delle persone che vogliamo aiutare, altrimenti rischiamo di sprecare tutti i nostri sforzi e le nostre buone intenzioni.
Poi non vorrei sentire la tipica frase: “non solo l'ho aiutato, nemmeno l'ha apprezzato!” oppure “è inutile aiutarlo, tanto la sua situazione è irrecuperabile...”. Non è l'atto di aiutare qualcuno che è sbagliato, semmai è il modo in cui si sceglie di farlo.
Indipendentemente dalla fine del mondo, scegliere la via del bene con sapienza e buon senso può solo portare vantaggi, anche a dispetto di qualcuno che sicuramente si approfitterà di noi.
C'è gente che vive approfittandosi delle persone che vogliono essere buone e che hanno il coraggio di fidarsi degli altri, ma sono persone estremamente sole e sicuramente infelici, per questo hanno bisogno di rubare l'amore degli altri. Inoltre, perché per colpa di chi si approfitta delle buone azioni bisogna togliere l'aiuto a chi ne ha davvero bisogno? Sarebbe un'enorme ingiustizia.
Non sono le buone azioni ad essere sbagliate, sono quelli che tradiscono la nostra fiducia a sbagliare.
Una buona azione produce sempre qualche effetto positivo; anche dare il buon esempio ha un valore e, chi si approfitta di voi, se un giorno deciderà di aiutare qualcuno, lo farà anche grazie alla bontà che avete dimostrato.
Spero che quest'anno vi abbia dato tante buone ispirazioni.
Tutti gli anni mi auguro che Natale sia una vera e propria rinascita. Non so, forse lo faccio perché penso che possiamo sempre migliorare, perché sento che potrei fare di più o forse sono semplicemente un incontentabile, come diceva la mia maestra delle elementari a mia madre con tono dispregiativo.
Alla fine anche Gesù, come rito natalizio, rinasce ogni 25 Dicembre. A Natale rinasce per ripercorrere ancora una volta gli eventi della sua vita durante dell'anno liturgico, compresi la quaresima e la crocifissione, per poi risorgere vittorioso a Pasqua.
Per questo auguro anche quest'anno a tutti voi un'ennesima rinascita per affrontare un difficile 2012 con coraggio e spirito di sacrificio, per vincere le nostre sfide personali e realizzare la nostra felicità.
BUON NATALE
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