Conosci davvero la democrazia?
Versione 1.0 ?
Quasi tutti, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo
conosciuto una persona importantissima che ha cambiato la nostra esistenza.
Però, quando ci abituiamo alla presenza di questa persona
importante, dopo un po’ di tempo, facciamo l'errore di darla per scontata, non
ci interessiamo più di lei e non ce ne prendiamo cura.
Accade così che questa persona finisce per cambiare in peggio,
senza che ce ne rendiamo conto.
Giorni fa leggevo sul sito sbilanciamoci.org l'introduzione al
libro "Democrazie", di Donatella Della Porta, e devo dirvi che ha fatto
sorgere in me molte domande e curiosità.
La democrazia, il potere del popolo, ha molteplici aspetti che
andrebbero ricordati, in un certo senso anche riscoperti, perché tante
volte siamo ignoranti proprio in ciò che è più fondamentale per noi,
come l'aria che respiriamo, le persone che amiamo e il cibo che mangiamo.
Negli ultimi 100 anni la democrazia è stata fondamentale per il
benessere di tanti popoli, ha dato diritti a chi non li ha mai avuti per
millenni, eppure abbiamo il coraggio di darla per scontata, come se fosse una
cosa indistruttibile che nessuno potrebbe toglierci.
La verità è che oggi tante democrazie non sono l'espressione
della volontà popolare, ma prima di fare qualsiasi discorso forse è meglio dare
qualche definizione.
Quando in uno stato vige la democrazia, si dice che si sta
attuando un processo democratico, inteso come l'insieme di
tutte le trasformazioni sociali, economiche ed ambientali dipendenti dalla
volontà del popolo sovrano. Le leggi, o le norme, che caratterizzano queste
trasformazioni, in base alla loro natura, ci dicono con che tipo di democrazia
abbiamo a che fare.
Ora, precisiamo due punti:
-
in ogni popolo si definiscono degli interessi (aumento dei consumi, occupazione, salvataggio banche, sviluppo industriale, sanità, istruzione, ecc.) e delle identità (partiti, istituzioni, organi decisionali, ecc.);
-
in ogni popolo sono presenti dei conflitti (sul come investire, come gestire, come governare, come tassare, ecc.).
Combinando queste due affermazioni, per facilitare la nostra
comprensione, si può fare una suddivisione in 4 modelli
IDEALI di democrazia. Comprendere questi modelli,
dovrebbe aiutarci a capire la natura delle democrazie REALI che esistono nel
nostro pianeta.
Nel libro, che se avrò occasione comprerò, sicuramente si andrà
più nello specifico e oltre le definizioni che vi darò; per questo invito anche
voi a fare un pensierino sull'acquisto.
Mi piacerebbe molto che vi avvicinaste a questo argomento e per
farlo cercherò di scrivere quello che ho capito con parole molto semplici, come
cerco sempre di fare, integrando con le cose che già conosco e sperando di
essere comprensibile anche per chi non mastica la materia.
Il primo modello da esaminare è la democrazia liberale: il tipico esempio è la
democrazia italiana, con la tripartizione del potere in esecutivo (governo) ,
legislativo (parlamento) e giudiziario (magistratura).
Con una costituzione si proteggono i diritti fondamentali (libertà di parola, diritto di voto, pluralità dell'informazione,
ecc.). La costituzione delimita anche le competenze dei tre poteri,
Le critiche principali a questo sistema
democratico sono due:
-
in una democrazia liberale le identità del potere e la generazione degli interessi della popolazione hanno origine all’esterno del processo democratico, mediante meccanismi dove la popolazione non partecipa alle decisioni. La partecipazione popolare si ha soltanto al momento delle elezioni ed è costretta a delegare le decisioni ai pochi eletti.
In questo modo il legame tra chi governa e chi viene governato dipende tutto dalla buona volontà dell'eletto, che come ben sapete non è sempre a favore dei cittadini. -
non si tiene conto dei conflitti di potere della società, e perciò diventano un handicap ogni volta che sono presenti. Se un gruppo di persone non concorda con le decisioni dei partiti politici eletti, diventa un gruppo anti-politico, un entità negativa per questo tipo di democrazia, come ad esempio potrebbe esser visto Beppe Grillo.
Una democrazia acquista carattere deliberativo quando la
volontà popolare viene espressa direttamente dai cittadini, senza elezioni di
rappresentanti, tramite la delibera. In questo sistema non ci sono necessità di
formare partiti. Giuridicamente, la delibera è un atto imputato
ad un collegio, ad una riunione o assemblea. Nel modello liberale deliberativo
gli interessi e le identità sono frutto del confronto di varie assemblee
cittadine a più livelli, che deliberano delle decisioni.
Se invece teniamo conto solo della seconda critica, ossia
della presenza dei conflitti, siamo di fronte ad un altro
modello, la democrazia
partecipativa. In questo caso, pur essendo in presenza
di partiti, i cittadini partecipano a TUTTE le decisioni politiche, non
solo in ambito elettorale.
Tenendo conto di entrambe le critiche, se gli interessi e le
identità politiche nascono all'interno del processo democratico
e si tiene conto della presenza di conflitti, il
modello prende il nome di democrazia partecipativa
deliberativa.
Questo ultimo modello è quello che dovrebbe
essere più completo perché, giustamente, in una vera democrazia ogni
obiettivo, interesse, identità, dovrebbe generarsi all'interno di un processo
democratico, ossia voluto dal popolo.
Risulta palese poi che non esistono popoli che non
abbiano conflitti socio-politici. Soprattutto con le tensioni sociali
di oggi, dove la classe politica non sempre rispetta il volere dei cittadini, i
conflitti sociali sono ben marcati e vanno considerati con estrema
attenzione.
Personalmente però ritengo che ogni forma di democrazia possa
essere valida e che siano i cittadini a fare la differenza.
Una forma di democrazia partecipativa deliberativa può essere
la democrazia diretta, che purtroppo
rimane ancora un'utopia per ogni stato del mondo. Attualmente ciò che più
assomiglia ad una democrazia diretta è quella svizzera, dove i cittadini possono
intervenire in ogni decisione importante del governo.
I principali motivi per cui la democrazia diretta ha problemi a
diffondersi come soluzione sono tre:
-
difficoltà a trovare gli strumenti e gli ambienti adatti per poter deliberare le decisioni di milioni di persone. Internet è ovviamente la soluzione, ma oggi nel pianeta troppe poche persone hanno accesso alla rete: in Italia nemmeno il 15% usa il web e in paesi come l'africa nemmeno l'1%.
-
Scarsa trasparenza dell’informazione, che purtroppo in tanti paesi è pilotata dai poteri forti: con un' informazione deformata, anche il paese più informatizzato del mondo può prendere decisioni contro se stesso.
-
l'ultimo motivo, che è il più importante, è la volontà dei cittadini a partecipare. Pur avendo un informazione trasparente, pur avendo tutti i mezzi per far decidere il popolo in piena autonomia, non è detto che tutti i cittadini vogliano prender parte ai processi democratici. Il carattere partecipativo è il più controverso di una democrazia, proprio perché per renderla tale si è in un certo modo obbligati a partecipare, il che ti toglie libertà. È vero che se le scelte non le facciamo noi sarà qualcun’altro a scegliere al posto nostro, ma vallo a spiegare a chi non fa altro che preoccuparsi di se stesso.
Alla luce di ciò, spero abbiate afferrato quanta strada ha
ancora da fare il genere umano per poter mettere in piedi un modello democratico
che fedelmente esprima la volontà di un popolo.
Spesso ho sentito dire che la maggioranza del popolo è
autolesionista, stupida, ignorante, che non merita di poter prender parte alle
decisioni, che anzi avrebbe bisogno di qualcuno che metta in riga tutti, tipo un
führer. Io non sono di questo avviso: un popolo, proprio come
ogni singolo essere umano, può crescere anche grazie ai suoi
errori.
Senza un'incondizionata fiducia nel nostro popolo, nessuna vera democrazia potrà mai nascere.
Alla prossima.
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